AeroFarms ha aperto due fattorie verticali nella città di Newark, nel New Jersey, dove si producono insalate baby

Fattorie verticali dove su scaffali multipiano senza terra e senza sole si coltiva lattuga e spinaci. Non è  la visione futuristica di qualche sognatore, ma una realtà per la cittadina di Newark, nel New Jersey (USA), dove si trovano le prime due fattorie verticali in una ex-acciaieria (Il Fatto Alimentare ne ha parlato anche qui) e in una vecchia arena da paintball e laser tag. L’azienda che ha scelto questo nuovo modello di coltivazione si chiama AeroFarms, e dal 2015 produce in questi capannoni, dove non arrivano i raggi di sole, verdure in foglia in formato mignon. L’impresa, vincitrice del premio Best Smart City Vision di Seeds & Chips lo scorso maggio, ha installato la sua prima fattoria verticale – in scala ridottissima – in una scuola di Newark, i cui studenti si coltivano così l’insalata per la mensa fin dal 2011.

Le insalatine baby di AeroFarms – come rucola, lattughino, crescione, kale – crescono grazie all’aeroponica. Si tratta di una tecnica simile all’idroponica, che consente di coltivare piante senza usare terra. Le piantine vengono seminate su un tessuto riutilizzabile, dove le radici crescono molto fitte per finire poi in un’area sottostante dove una soluzione di acqua e minerali viene vaporizzata creando una sorta di ‘nebbia’ in grado di dare il nutrimento necessario. Per sostituire la luce solare si usano migliaia di LED, che illuminano le foglioline. Variando le quantità di nutrienti e di luce artificiale, si può modificare il gusto delle insalate, rendendole più dolci o più saporite.

AeroFarms utilizza un sistema di coltivazione aeroponico, che sfrutta acqua vaporizzata per nutrire le piante

I lati positivi delle fattorie verticali sono diversi. Coltivando su sette livelli come fa AeroFarms si limita notevolmente il consumo di suolo (-99%). Rispetto all’agricoltura convenzionale si risparmia anche tantissima acqua (-95%), che oltretutto viene anche riciclata. In più c’è continuità: coltivare piante all’interno di capannoni in ambienti controllati permette di produrre tutto l’anno e senza utilizzare pesticidi, perché si impedisce l’ingresso di patogeni e infestanti. Infine, riportando l’agricoltura all’interno delle aree urbane, si realizza un vero prodotto a chilometro zero,  riducendo le emissioni di anidride carbonica legate al trasporto dalle zone rurali alle città.

Ci sono però anche alcuni limiti. La tecnica non è applicabile a tutti i tipi di piante, soprattutto per quelle che hanno un grande sviluppo vegetativo in verticale o orizzontale, perché la densità e la disposizione tipica di  una struttura multilivello non lo consente. Difficile anche pensare di creare capannoni di grano o mais. Un’altra nota dolente è legata alla sostenibilità effettiva dell’uso esclusivo di luce artificiale. Per crescere le piante devono essere sotto la luce 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Per contro se dobbiamo trovare il modo nutrire una popolazione mondiale sempre più numerosa, le fattorie verticali sono uno strumento interessante per aumentare la produzione di cibo senza accrescere il consumo di suolo.

Per capire come funziona una fattoria verticale, ecco il video a 360° realizzato dal New York Times e qui sotto il servizio del programma CBS This Morning.

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Sandro kensan
4 Luglio 2017 15:28

Ma complessivamente quanto petrolio ovvero quanta energia elettrica si consuma per ogni kg di verdure?

Simone
Simone
Reply to  Sandro kensan
6 Luglio 2017 10:51

1-L’energia elettrica si può ottenere da fonti rinnovabili

2-Va calcolata la quota risparmiata nelle fasi di lavorazione del terreno con le macchine agricole, per la raccolta, la fertilizzazione, e la raccolta, e il trasporto. Senza calcolare che nelle grandi città americane il costo dei vegetali è alto perchè tutte le colture sono lontane, e questo comporta un ridotto consumo di tali alimenti.

3-Usando fonti luminose a led, il consumo è infinitamente contenuto.

alberto
alberto
Reply to  Sandro kensan
15 Luglio 2017 12:03

daccordo sul risparmio circa le lavorazioni ma …

… l’energia solare incidente sulla superficie terrestre e` un dato fisso (circa). se lo trasformo in energia elettrica (fotovoltaico) e poi lo ritrasformo in energia elettromagnetica (luce) alla fine ho una energia sicuramente inferiore (perdite di efficienza). Anche se i LED consumano poco, consumano, non MOLTIPLICANO l’energia!

alberto
alberto
15 Luglio 2017 11:59

E` incredibile che ci si dimentichi sempre di valutare la sostenibilita` quando si parla di queste idee sensazionalistiche.

Si certo, non si consuma suolo, ma l-energia elettrica per tenere le luci (benche’ LED) accese? Il fotovoltaico e` ovviamente escluso: su una data superficie sulla Terra arriva una quantita` di energia solare. Questa energia NON puo` alimentare piu` strati di coltivazione. Quindi occorre nergia aggiuntiva cioe` prodotta da … petrolio, carbone, …

Weissbach
Reply to  alberto
2 Agosto 2017 14:18

Be’, il discorso a livello di principio è giusto. Tuttavia è importante lavorare con dati quantitativi e non intuitivi; ancor di più, è essenziale fare valutazioni relative e non assolute, ossia comparare l’energia con quella che serve per l’agricoltura “tradizionale”. Sicuramente le coltivazioni di questo tipo risparmiano incredibili quantità di acqua. Poi è chiaro: non esiste nessuna soluzione tecno-ottimistica e questo è solo un piccolo tassello (quello più grande è sempre e comunque la quantità di popolazione).

Costante
Costante
15 Luglio 2017 20:45

Cosa ne dice Coldiretti? Ci stiamo preparando alla desertificazione , ed anche a coltivare idroponico, pronti per emigrare sulla luna. Saremo migranti economici? Ma come sarà l’idroponico biologico, o biodinamico? andrà sicuramente a ruba.

antonio
antonio
Reply to  Costante
16 Luglio 2017 13:38

per adesso nel biologico l’idroponica e l’acquaponica non sono consentiti.
Mi aspetto “deroghe” e pressioni da multinazionali delle sementi che si affretterranno a fabbricari kit domestici,
L’energia totalmente gratis e rinnovabiei è solo ed esclusivamente quella derivante dal sole,pioggia,vento e terra a diretto contatto con le piante,uomo incluso per la vitamina D ad es.

antonio
antonio
16 Luglio 2017 10:16

Mi piacerebbe leggere uno studio relativo alle proprieta organolettiche di tali produzioni fuori suolo.
Gli elementi che ne danno il sapore(acqua,aria,luce dal sole per la fotosintesi e terreno con caratteristiche diverse nei diversi luoghi del pianeta _argillosi-sabbiosi-vulcanici etc..).
Sicuramente è valido in luoghi dove non vi è altra possibilita,per es. zone desertiche e megalopoli con terre inquinate nei dintorni.
Di certo in questo modo si và incontro ad una standardizazzione del gusto con tanti saluti alla biodiversità floro/faunistica.

ezio
ezio
16 Luglio 2017 11:43

Pensate che ci possa essere struttura e fonte energetica migliore e più economica della terra e del Sole?
Alien forse vive su Marte e per quel pianeta inospitale il sistema può anche servire, ma nel paradiso terrestre Terra finché sarà abitabile e respirabile, per favore preserviamo il salvabile e miglioriamolo.
Se continuiamo a distruggere territori ed ambiente, lasceremo ai nostri nipoti deserti e capannoni vuoti.

Antonio
16 Luglio 2017 17:43

Naturalmente questo esempio di coltivazione idonea per le grosse metropoli.