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obesitàNella piaga dell’obesità che colpisce gli Stati Uniti c’è un paradosso: negli ultimi 30 anni la densità energetica dei cibi (cioè le calorie apportate da ogni boccone) è diminuita, ma la gente continua a ingrassare a vista d’occhio. La colpa sarebbe dell’aumento del numero dei pasti nella giornata e, soprattutto, delle enormi porzioni servite in fast-food e ristoranti e degli snack.

Chiunque abbia visitato gli States nota subito che gli americani mangiano a qualsiasi ora porzioni di cibo assolutamente gigantesche (tanto che il doggy bag, cioè il sacchetto per gli avanzi, è una prassi comune ovunque).

La  conferma arriva da uno studio pubblicato sul sito PLoS Medicine. I ricercatori della University of North Carolina a Chapel Hill hanno scoperto che mentre gli alimenti sono diventati più “leggeri” (grazie ai nuovi processi tecnologici, la differente alimentazione degli animali, il cambiamento di gusti…), le calorie medie assunte ogni giorno da un americano sono passate da 1.803 nel 1977–78 a 2.374 nel 2003–06 (+ 571), perché sono lievitate le  porzioni proposte da ristoranti e fast food e perché, nello stesso tempo, i momenti dedicati a pasti e spuntini sono passati da 3.8 a 4.9 volte al giorno.

Secondo Barry Popkin, cordinatore dello studio e docente di nutrizione della UNC Gillings School of Global Public Health, «L’industria alimentare  ha  convito la gente che è necessario bere di continuo (bibite zuccherate, ndr) per mantenerci costantemente ben idratati. Questo studio mostra come tutto ciò sia avvenuto in maniera subdola ed epidemica. Il peggioramento della dieta, la riduzione dell’attività fisica e l’aumento del numero degli obesi stanno portando all’esplosione dei costi delle spese sanitarie, oltre a renderci una società sempre meno sana nel complesso».

Oltre un terzo degli americani adulti e il 17% dei bambini sono obesi – riferiscono i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie – e dal 1980 al 2008 i tassi di incremento si sono moltiplicati per gli adulti e triplicati per i bambini.

Popkin avverte che sottostime o sovrastime fatte dai partecipanti allo studio in merito alla quantità di cibo che consumano potrebbero inficiare l’accuratezza dei dati. «Tuttavia il risultato in generale suggerisce che gli sforzi per prevenire l’obesità in Usa dovrebbero puntare alla riduzione dei pasti e degli snack, oltre che delle porzioni, per ridurre l’enorme squilibrio tra le calorie introdotte e quelle consumate».

Mariateresa Truncellito

fonte: Foodnavigator-Usa, Caroline Scott-Thomas, Portion size and eating more often largely responsible for obesity: Study

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