caraffa filtrante

Vi riproponiamo questa intervista a Luca Lucentini direttore del Reparto di Igiene delle Acque Interne dell’Istituto superiore di sanità sulle caraffe filtranti realizzato tre mesi fa da Ilfattoalimentare.it, per capire quanto sono “allegre” certe notizie  uscite oggi in rete. Domani faremo il punto della situazione descrivendo le novità del nuovo decreto ministeriale sulle caraffe, che non sposta di una virgola la situazione da un punto di vista sanitario. Restano i dubbi sull’opportunità di usare questi dispositivi, ma questo è un altro discorso.

È necessario fare chiarezza perchè stiamo parlando di un prodotto presente in tutti i Paesi europei (in Italia sono stati venduti 820.000 pezzi nei primi due mesi del 2011) e che le autorità sanitarie nazionali non ritengono dannoso per la salute. Premesso ciò va detto che la procura di Torino ha chiesto al Ministero della salute e all’Istituto superiore di sanità un parere sulla salubrità dell’acqua ottenuta da 10 caraffe di marche italiane e straniere. 

Il funzionamento delle caraffe domestiche è basato sulla sostituzione degli ioni calcio e magnesio (che costituiscono buona parte dei sali minerali) con quelli di sodio e potassio che rendono l’acqua del rubinetto “più leggera” per usare uno slogan molto in voga nella pubblicità delle acque minerali. La sostituzione non è indicata per i consumatori che devono evitare bevande e cibi ricchi di sodio, che hanno problemi renali o altre patologie. Per questo motivo i produttori riportano nel libretto di istruzioni precise indicazioni dove invitano questi consumatori a valutare con il medico l’opportunità di bere acqua filtrata dalle caraffe.

L’altro motivo di criticità riguarda i sali di argento e gli ioni di ammonio presenti nei filtri che verrebbero ceduti all’acqua, e la carica batterica, suscettibile di incremento se i filtri non vengono sostituiti periodicamente. Ilfattoalimentare.it si è già occupato di questo argomento riportando i risultati di un test comparativo (vedi articolo), realizzato dalla rivista francese dell’Istituto nazionale del consumo 60 millions des consommateurs.

Per capire come stanno veramente le cose in Italia abbiamo rivolto alcune domande a Luca Lucentini, direttore del Reparto di Igiene delle Acque Interne dell’Istituto superiore di sanità che sta valutando gli eventuali rischi per i consumatori. 

Le caraffe filtranti violano qualche legge o sono da considerare pericolose?

Queste caraffe sono vendute in Francia, Germania, Regno Unito e in altri Paesi, e alcune autorità sanitarie hanno condotto diverse analisi senza rilevare rischi per la popolazione in generale. Ciò non toglie che alcune criticità siano state evidenziate e su queste bisogna indagare in modo rigoroso. I problemi possono riguardare soggetti ipertesi o persone con altre patologie che devono evitare bibite o alimenti con troppo sodio. In Italia non esiste una normativa specifica su questi sistemi di filtrazione. I riferimenti analitici utilizzati per le valutazioni sono quelli collegati all’acqua potabile che, allo stato attuale garantiscono la sicurezza fino al rubinetto.
Il Consiglio superiore di sanità, in qualità di organismo scientifico del Ministero della salute, più volte ha discusso il problema, e ha confermato, sulla base delle prove esistenti, l’assenza di pericolo sanitario almeno nel breve e medio periodo. Nello stesso tempo ha incaricato il nostro Istituto di condurre uno studio per approfondire eventuali rischi.

Ma allora perché tanto rumore?

La questione delicata riguarda la carenza di informazione in alcuni libretti di istruzione, che non riportano in modo adeguato le avvertenze per le persone che soffrono di specifiche patologie. C’è poi il problema delle campagne pubblicitarie che mettono in discussione senza fondati motivi la qualità dell’acqua potabile. Insomma le caraffe migliorano in qualche caso il sapore, ma l’acqua filtrata non presenta risvolti benefici a livello sanitario o terapeutico. Questo deve essere chiaro. 

Vuole dire che le caraffe si limitano a ridurre il sapore di cloro quando è eccessivo?

Diciamo che questo è il loro principale scopo, oltre a quello di ridurre la quantità di sali minerali rendendo l’acqua più gradevole, sempre su una base soggettiva di gusto.

In Europa ci sono regole comuni?

 In assenza di un regolamento specifico sulle caraffe e sui metodi analitici standard da usare in laboratorio, ogni Paese fa le prove che crede opportuno. Stiamo portando avanti un progetto per uniformare i metodi di analisi e arrivare a valutazioni armonizzate ed eventualmente, ad azioni condivise. 

Da alcune parti si solleva la questione dell’argento e dello ione ammonio. Cosa  può dire?

La legge sull’acqua potabile prevede degli indicatori di attenzione sulla qualità e utilizza come riferimenti anche lo ione ammonio. Il significato dell’ammonio, alle concentrazioni finora rilevate nelle acque trattate in caraffe, non ha direttamente impatto sanitario, ma occorre approfondire anche questo aspetto sulla base di condizioni standardizzate. Per l’argento non esistono valori soglia perché di solito non si trova nelle acque europee. Esistono dei limiti internazionali che indicano un’allerta per potenziali pericoli alla salute, e in alcune caraffe gli ioni si avvicinano a questi valori perché l’argento è usato come disinfettante nei filtri. È quindi indispensabile approfondire questi ed altri potenziali parametri critici per valutare la sicurezza ed, eventualmente, proporre una direttiva specifica. Il Ministero della salute ha commissionato uno studio al nostro Istituto per dare risposte ai consumatori ed alle autorità sanitarie italiane ed europee.

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Guido_benetti
Guido_benetti
12 Gennaio 2012 17:35

Finalmente un raggio di chiarezza. Avevo comprato una caraffa, ma poi l’avevo messa da parte a seguito della polemiche suscitate. Mi sembra che in realtà non ci sono problemi di salute e che il prblema sia di una corretta informazione sulle caratteristiche. Tra l’altro, a proposito di informazione al consumatore, ho letto di una bella iniziativa a Modena presa dalla coop, che da molte informazioni sull’acqua di rubinetto (se ho capito bene). Come mai la cosa non si diffonde altrove e resta confinata/affidata a coop? Misteri inestricabili!

Stefano Mercadante
Stefano Mercadante
17 Gennaio 2012 09:46

Non si diffonde perchè i colossi produttori delle acque minerali in bottiglia non hanno interesse a far conoscere la verità ai consumatori! Penso che l’Italia sia in cima ai paesi europei per il consumo dell’acqua minerale in bottiglia e questo di certo non è una cosa positiva, considerando il fatto che per le acque in bottiglia non sempre vengono rispettate le norme di conservazione e immagazzinamento delle stesse da parte dei punti vendita