La Commissione europea ha discusso il documento sul Bisfenolo A  pubblicato il 30 ottobre dall’Efsa, in cui l’Autorità europea per la sicurezza alimentare propone di mantenere  lo stesso livello di Dose giornaliera tollerabile pari a 0,05 mg/kg di peso corporeo (Tdi).

John Dalli – Commissario della Dg Sanco – ha sottolineato come nel documento gli esperti dell’Efsa sostengono di non poter escludere effetti dovuti all’esposizione del Bpa “alterazioni biochimiche del sistema nervoso centrale, effetti sul sistema immunitario e una maggior predisposizione al tumore della mammella”,  anche se   “i dati attualmente disponibili non forniscono prove convincenti sulla tossicità del BPA a livello neurocomportamentale”.

Alla luce di queste  considerazioni la Commissione  studierà al più presto i metodi per cercare di ridurre il più possibile l’ esposizione  del BpA, organizzando una riunione congiunta con gli stati membri a Bruxelles. Sono in corso anche incontri  con le industrie per vedere come ridurre l’esposizione dei bambini al BpA. La decisione dell’Efsa di mantenere lo stesso Tdi è stata criticata dal Breast Cancer inglese e dal Beuc (l’associazione europea con sede a Bruxelles che raggruppa le principali associazioni di consumatori). Il rapporto in ogni caso lascia molti dubbi irrisolti. C’è da chiedersi quale sarà l’atteggiamento delle aziende che devono decidere se continuare a proporre  materiali in policarbonato a contatto con gli alimenti, e se ricoprire l’interno delle lattine delle conserve alimentari e i coperchi  dei vasetti con resine epossidiche contenenti BpA,  in presenza di dubbi abbastanza fondati di tossicità.

Al riguardo va detto che Catherine Leclercq, membro del gruppo di esperti Efsa e ricercatrice presso l’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione di Roma, ha espresso un parere contrario al documento, ritenendo chei dubvbi  sulla tossicità del BpA erano tali da prendere  in considerazione  una riduzione dell’esposizione del BpA soprattutto per i bambini  piccoli e le donne in gravidanza o in allattamento.   Anche  Ulla Hass della Danimarca ha evidenzizato una posizione critica. Per contro la maggioranza degli esperti ritiene che il Tdi non va modificato perché l’eliminazione del BpA nel corpo umano è più rapida rispetto a quanto rilevato nei roditori.

 La Commissione ha preso atto che Francia e Danimarca dopo avere letto il documento dell’Efsa, hanno confermano il divieto di commercializzazione di biberon (oltre a tazze e accessori  destinati a contenere cibi per i più piccoli in Danimarca)  con Bpa, visto che i bambini sono i soggetti più esposti e non è stato escluso un pericolo. La Svezia  ha comunicato che sta adottando un provvedimento in merito, anche sulla base del documento dell’Efsa.

La Food standard agency in Inghilterra e l’associazione dei produttori di plastica hanno invece accolto positivamente la conferma del Tdi.

La situazione è tutt’altro che fluida. E’ difficile pensare che  i bambini francesi o danesi sono più tutelati rispetto a quelli di altri paesi sull’esposizione ad una sostanza tossica come il BpA classificato come interferente endocrino. Il problema non va  sottovalutato e molte aziende lo hanno capito tanto da avere cambiato volontariamente formulazione dei biberon.

Roberto La Pira

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